La Romagna non è solo piadina, anche se questa è un’arte di cui si potrebbe scrivere tanto. La bellezza di questa zona, percepita da noi romagnoli, non ha dei confini geografici ben precisi, ma solo uno stato mentale di appartenenza. Romagnoli si nasce e non si diventa.
In Romagna non mancano le tradizioni e anzi quelle che persistono nel tempo, sono assai ben radicate. La cucina, i vecchi attrezzi usati nei campi, il dialetto, il Liscio, Raoul Casadei, i bagnini con il moscone rosso in riviera, le piadinerie a strisce, sono tutti elementi costanti e sempre presenti per chi visita il nostro territorio.
Diversi piccoli musei sono riusciti a preservare queste usanze e tipicità nostrane, che potete leggere nel mio articolo “Musei insoliti da visitare in Romagna“.
Anche gli antichi mestieri romagnoli, in molti casi, sono riusciti ad essere tramandati di generazione in generazione. È il caso delle stampe romagnole, prodotto tipico della Romagna.
Dalla ruggine al colore. La storia di un’arte.



Nella zona di Forlì- Cesena, sono ancora attive parecchie botteghe dove si realizzano le stampe artigianalmente. In questo modo, si tutela un patrimonio storico e culturale autentico e unico.
Tutte queste attività, sono state inserite in un’associazione locale, “l’Associazione Stampatori Tele Romagnole”, riconosciuta dalla Commissione provinciale e regionale dell’Artigianato e Regione Emilia Romagna, questo anche per far fronte al problema del plagio industriale che ha immesso nel mercato materiali di cattivo pregio e di brutta imitazione, azzerando così la manualità e il talento che invece si nascondono dietro a queste stampe.

Indice articolo
LA STORIA DELLE STAMPE
Dagli albori, le stampe romagnole, vengono collocate all’interno di un artigianato povero e contadino e la data di inizio non è ancora stata identificata con esattezza.
Dai documenti, la diffusione di questo artigianato, pare sia datato intorno al XVIII sec.
Le tele, venivano posate sugli animali durante le fiere e con il tempo, trovarono altri impieghi d’uso.
Per la realizzazione delle tele romagnole, servivano uno stampo di legno intagliato, del colore che inizialmente si otteneva con la ruggine miscelata ad altri componenti, una tela, prima di canapa poi di cotone o lino ed un mazzuolo.

Incredibilmente, la tecnica usata oggi in queste botteghe è la medesima. Si stende il tessuto sul tavolo da lavoro, si inzuppa il tampone nel colore, e poi si pressa su questo con l’aiuto di un mazzuolo pesantissimo.
Molte zone della Romagna avevano parecchio ferro in disuso, a questo si univa l’aceto di vino e la farina di frumento per ottener la ruggine. In questo modo, la pasta realizzata si imprimeva sulle tele. Oggi, la gamma dei colori si è ampliata su basi minerali già sintetizzate chimicamente, ma, come già detto, la procedura è la stessa.
La maestria dello stampatore detiene ancora il suo antico fascino.


Ma perché la ruggine? La ruggine ha la caratteristica di fissarsi sulle fibre del tessuto, così da essere visto anche sul retro. La stampa si lascia poi asciugare e infine lavata parecchie volte per assicurarsi l’integrità dopo i bucati successivi.
GLI STAMPI E I DISEGNI
Prerogativa degli stampi è che siano in legno di pero, assai morbido ma nello stesso tempo resistente ai colpi di mazzuolo. Le incisioni di questi, si realizzano dopo aver prima creato il disegno su carta.
La vita di una matrice però non è lunga e per questo gli artigiani ne producono in continuazione.

Per quanto riguarda i disegni, quelli più caratteristici della Romagna, sono il tralcio di vite, il galletto, le brocche, i grappoli d’uva e le cornucopie. A questi si è aggiunto un patrimonio infinito di disegni che ad oggi seguono anche la stagionalità. Si possono trovare infatti anche zucche, melograne, animali, farfalle, fiori, ma questo è anche il risultato di collaborazioni, con artisti locali, che hanno dato il loro contributo a quest’arte autoctona.
Ogni stamperia ha il suo inventario di matrici, alcune simili nei soggetti di cui sopra, ma interpretate in modo originale da bottega a bottega. Il repertorio comunque è ricchissimo e ciascuno lo custodisce con estrema fierezza.

IN VISITA ALLA STAMPERIA PASCUCCI DAL 1826
Questa tecnica artigianale, è tipica soprattutto della provincia di Forlì e Cesena, quindi le antiche stamperie si possono trovare tra Cesenatico, Gambettola, Sant’Arcangelo, Santa Sofia e Forlì. Meno diffuse nel bacino riminese o ravennate.
Io ho deciso di visitare la storica Stamperia Pascucci a Gambettola.
Il piccolo comune romagnolo è facilmente raggiungibile da Forlì o da Cesena, da cui dista una ventina di km.

Nel 1826, la famiglia apre la bottega e inizia la sua attività.
Da ben 7 generazioni si tramandano i segreti del mestiere senza interruzioni, con lo stesso metodo di una volta, mettendosi continuamente in discussione, con la creazione di nuovi disegni.
L’ingresso si apre in un locale pieno di scaffali su cui si trovano gli stampi e le matrici. Davanti a questi, tre lunghi tavoli di lavoro con gli artigiani all’opera. È davvero interessante sapere che la bottega è quella originale degli inizi dell’800. Il cotto per terra e le travi a soffitto, conferiscono all’ambiente un’atmosfera calda e coinvolgente.

Ovunque, si trovano impilati tessuti e l’odore di ruggine e aceto impregna l’aria.
Dietro ai tavoli, i lavandini contenenti recipienti di colore e ai lati, pennelli di varie altezze e dimensioni. Alcuni disegni infatti prevedono un riempimento a mano, con la stessa pasta usata per la stampa.
Dall’alto invece, pendono a cascata le tele romagnole appese su canne di fiume, che attendono di asciugarsi. È in questa fase che il colore vira nelle diverse tonalità.
Subito mi viene incontro Veronica Pascucci, che con gentilezza e disponibilità, mi accompagna nella visita.


Inizia raccontandomi come è nata la bottega, esattamente dove ci troviamo. Poi tira fuori lo stampo più vecchio dell’attività, che per ovvie ragioni di conservazione, non viene più utilizzato.
Intanto due abili artigiani realizzano i lavori. Hanno già iniziato la produzione delle stampe in tema natalizio. Quindi renne, paesaggi nordici, fiocchi di neve. La maestria con cui imprimono gli stampi sulle tele è certosina.
Poi mi fa tenere in mano il mazzuolo che usano da premere sopra la matrice….a vedere loro, avrei detto che pesava come una piuma, invece pesa tantissimo! Almeno 3 kg.
Ci spostiamo nell’altra stanza adiacente, camminando su un pavimento irregolare che trasuda storia.
È qui che si trova il vecchio mangano datato 1826 che veniva utilizzato come “grande ferro da stiro”, a freddo.

Si tratta di un cassone di legno riempito con i sassi della Val Marecchia, collegato ad una ruota, che doveva essere azionato da ben 5 persone. L’avanzamento delle tecnologie, ha reso inutilizzabile questo enorme congegno, ma nulla è cambiato sul procedimento produttivo della stampa in sé.
Nella stessa saletta, la famiglia Pascucci ha cercato di inventariare gli stampi riportandoli in alcune enormi raccolte. Ce ne sono di tantissimi, anche di parecchie attività della zona. Loghi di ristoranti, stemmi comunali, disegni tipici romagnoli, slogan, club.

Oltre a questo spazio, c’è un altro magazzino con diverse altre postazioni per realizzare le stampe romagnole.
Annessa al laboratorio/bottega, c’è il negozio. Qui si trova di tutto, dagli strofinacci ai grembiuli, dalle presine agli asciugamani, passando dai centritavola agli accappatoi. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Ottimo come regalo romagnolo, ma perfetto anche per la propria casa; queste stampe stanno bene con qualsiasi tipo di arredamento.

COME PRENDERSI CURA DELLE TELE
Ecco alcuni suggerimenti e consigli per mantenere intatta la bellezza dei tessuti stampati, lasciando i colori brillanti e mai sbiaditi:


Se venite in Romagna ora sapete cosa regalare di tipico. In ogni caso potete sempre visitare una di queste stamperie, dove il tempo pare essersi fermato e dove persistono le tecniche antiche.
Questa è la storia di un’arte che persiste sul territorio e sembra non avere fine.
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