La mia terra, la mia Romagna, racchiude delle chicche insolite che vanno al di là dell’idea di una Riviera fatta solo di aperitivi e vita mondana.
Io stessa, che cerco sempre luoghi originali da raccontare, sono rimasta sorpresa dalla quantità di musei inusuali da visitare in Romagna.
Si va da quello dei bottoni, nel bellissimo borgo di Santarcangelo, a quello delle conchiglie di Bellaria; dal museo del calcolo di Pennabilli, a quello del sale di Cervia, l’oro bianco della Romagna e così via.
In tempo di covid, dove la libertà di movimento è continuamente misurata e assai limitata, ho scelto di dedicarmi alle mie zone. Ho deciso così di vedere alcune raccolte museali davvero curiose e uniche.
Indice articolo
La Romagna
Quando parliamo di Romagna, non parliamo di tutta la regione, ma solamente di quel territorio che si estende da Cattolica a sud, fino ai Lidi Ravennati a nord, oltre i quali si estendono le Valli di Comacchio, Lidi Ferraresi, già Emilia.

Quella dell’Emilia e della Romagna, è una questione sempre molto dibattuta, così come quella dei tortellini e dei cappelletti. La Romagna è una regione nella regione. Essere romagnolo uno stile di vita, un modo di pensare, un senso di appartenenza.
In questa zona quindi, si concentrano alcuni dei musei più insoliti da visitare, la maggior parte piccoli, contenuti ma con tanta anima.
I musei insoliti
Io stessa ho lavorato per alcuni anni in un circuito museale, ai Musei San Domenico di Forlì, dove ogni anno si tengono mostre molto importanti, ma nulla di insolito.
Nelle grandi città romagnole ci sono parecchi musei noti ma è nei piccoli borghi che si nascono piccole collezioni curiose. Alcuni di questi sono addirittura gratuiti e l’esposizione è il frutto della passione dei proprietari.
Mateureka: Il museo del calcolo
Si trova a Pennabilli, nel suggestivo borgo che sovrasta l’Alta Valmarecchia, la seconda casa del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, che decise di ritirarsi qui per curare l’anima.
In pieno centro, proprio dietro la piazza, si trova l’antico palazzo comunale, il museo Mateureka ha sede qui. All’interno, il percorso è stato organizzato su 4 piani dove sono esposti oggetti che illustrano la storia del calcolo, dalle origini ai giorni nostri.

Mateureka, è il luogo che custodisce la memoria delle invenzioni e delle idee della storia della matematica. Devo dire che, io, con il mio 3 periodico nella materia, l’ho trovato comunque davvero affascinante.
Si comincia al piano superiore e via via si scende. Attraverso i popoli e le civiltà del mondo, si trovano diversi reperti archeologici, antichi strumenti e testi matematici e quindi l’approccio di questi verso il calcolo.
E’ possibile ammirare l’unico cono di fondazione cuneiforme esposto in Italia ( 2.200 a.C.); tavolette sumere di 4.200 anni fa, iscrizioni greche, lapidi e monete romane, abachi, suan pan cinesi, soroban giapponesi, schoty russi, un astrolabio, una tavola per contare medioevale, quipù inca e chimpù peruviani.

Insomma, è come viaggiare intorno al mondo attraverso la storia del calcolo per vedere come questo è cambiato nel corso dei secoli.
Davvero interessanti le esposizioni dei calcolatori delle varie epoche. Dalle mastodontiche calcolatrici elettromeccaniche Archimedes e Mercedes Euclid (anni ’30) fino alle odierne calcolatrici tascabili elettroniche e programmabili.


Visite singole: da Settembre a Maggio: il sabato e la domenica – orario: 9.30/12.30 e 14.30/17.30 (per facilitare le visite scolastiche nei giorni feriali)
Nei mesi di Giugno, Luglio e Agosto: tutti i giorni – orario: 9.30/12.30 e 15.30/18.30
Ingresso intero: 5€, ridotto 4€
Museo del bottone
Questo museo insolito si trova nella stupenda cornice di Santarcangelo. È piccolissimo e uno non si immaginerebbe mai quanto potere comunicativo ha un accessorio così piccolo.
Ha aperto i battenti nel 2008, ma in realtà è nato molto prima, nel 1991, grazie alla dedizione certosina di Giorgio Gallavotti, direttore e unico fondatore appunto, consiglierei di andarci solo per ascoltare i suoi racconti e aneddoti. Pensavo di fare un giro veloce e invece mi si è aperto un mondo e mi sono trattenuta per più di due ore!



Più di 15.000 bottoni in mostra. Bottoni di ostentazione, di comunicazione, di seduzione, di provocazione, di superstizione, da lutto, da donne etc. Un oggetto che all’apparenza può essere insulso e che invece parla più di un abito o di un atteggiamento.
Un percorso espositivo che va dal 1200 a.C. ai giorni nostri.
Nella sezione delle curiosità dal mondo, la storia dei bottoni, è testimoniata da ben 65 nazioni. Bottoni con personaggi storici, re, musicisti, regine, papi.
C’è anche un bottone in maiolica, disegnato da Pablo Picasso per Coco Chanel negli anni ’20. Poi ancora, i bottoni dei migliori artigiani al mondo, che raccontano di una straordinaria simbologia.

E sono gli stessi bottoni che ripercorrono poi le tappe della storia con immagini note. Ce ne sono di davvero curiosi e minuziosi.
Il museo del Bottone di Santarcangelo, ha avuto illustri riconoscimenti, anche dallo spazio!
Nel 2019 infatti, dalla stazione spaziale che gravitava attorno alla terra, sono arrivati gli auguri speciali al Signor Giorgio e la stessa Samantha Cristoforetti ha mandato i bottoni della sua polo con cui lavorava a bordo dell’astronave, al piccolo museo di Santarcangelo.



Così ha fatto fatto Papa Francesco, due anni prima, donando al museo, due bottoni della sua veste.
Visite singole: Tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Ingresso a offerta libera.
Museo dell’aviazione
Di questo museo, situato nelle colline sopra Rimini, si può dire che è insolito ma non di certo piccolo.
È infatti il Parco Tematico dell’Aviazione più grande d’Italia, inaugurato nel 1995 che si estende in più di 80.000 mq con oltre 50 velivoli esposti.
Si organizza in due sezioni, una immersa nel parco a tratti ombreggiato dagli alberi e quella interna al padiglione, dove si conservano documenti, cimeli e tutto quanto ruota attorno all’aviazione con reperti unici.

Nella prima, numerose bacheche vetrate presentano al pubblico le divise e le tute da volo usate dai nostri piloti a partire dai primi anni del Novecento: dalle prime divise indossate provenienti dalle due armi allora esistenti (Esercito e Marina), sino a giungere alle tute da volo dei nostri attuali piloti delle Frecce Tricolori, di F-104 e Tornado (ai piani inferiori).



Nel percorso museale interno, numerose sono le foto che ritraggono azioni di guerra, combattimenti aerei o bombardamenti ed i loro effetti, o semplicemente i piloti e gli aerei che celebrano i loro primati. Nel grande caveau sotterraneo si possono ammirare centinaia di decorazioni, onorificenze e medaglie, molte delle quali conferite ai più grandi personaggi dell’epoca: Gabriele d’Annunzio, Aldo Finzi, Benito Mussolini, Italo Balbo ed altri ancora.
All’esterno, troviamo invece i velivoli, anche già in parte citati, come lo storico Saiman 202, i Republic F-84F ed RF, gli A.B. 47G2 e G3, i G.91 P.A.N., R e T, i Piaggio P.148 e 166, gli altri Fiat G.46, G.222, North American F-86K e T-6, Lochkeed T-33, Aermacchi MB.326, Grumman e DC-3 (Aeromisure, in fase di restauro), 18 differenti esemplari tutti appartenuti ai vari reparti dell’A.M.I.. Inoltre è in mostra la rassegna quasi completa delle armi contraeree (dal Bofors 40 mm., alla Flak 8,8 cm, al 3,7 inch. inglese della II Guerra Mondiale, al moderno Sam-2), motori d’aviazione, per finire con i vari tipi di turbine.



Devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita da questo parco tematico, davvero ben fatto. Ovviamente, gli appassionati troveranno pane per i loro denti, senza voler più andare via. Ma anche per chi se ne intende meno, è un tuffo nel mondo del volo.
Una nota di merito al sito, ben fatto ed esauriente. È nata anche un’applicazione da scaricarsi sul telefono, per avere info mentre si visita il Parco.
Visite singole: In estate, da aprile a settembre, tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.30, mentre in inverno rimane aperto solo nei week end.
Ingresso: Adulti da 9 a 12€ a seconda della stagione e ridotto 8€
Museo del motociclo
È stato un pò complesso arrivarci, immerso nelle campagne di Rimini, vicino all’autostrada.
Si trova infatti in un vecchio casolare, tipico romagnolo. Questo museo insolito tratta la materia del “Motociclo” dalle origini alla contemporaneità.

Oltre 250 esemplari di 55 marche diverse, ripercorrono la storia di questo fantastico mezzo a due ruote. Si possono ammirare i primi mezzi, realizzati alla fine del ‘800 e all’inizio del ‘900, i sidecar, i motocarri di notevole interesse storico, i pezzi unici e introvabili come la Moto Guzzi 500 GTV del 1937 appartenuta all’artista Antonio Ligabue, le velocissime moto da Gran Premio e i prototipi di fama internazionale come le Bimota. Aermacchi, Benelli, BSA, Ducati, Frera, Harley Davidson, Henderson, Innocenti, Moto Guzzi, MV Agusta, Norton, Piaggio, Rudge e Triumph sono soltanto alcuni dei marchi presenti.



Come per i restanti musei insoliti che ho visitato, forse anche dovuto alla pandemia in corso, c’ero solo io.
Il proprietario, mi ha accompagnata durante il percorso museale ripetendo diverse volte “che strano vedere una donna da queste parti”.
Visite singole: Da aprile a settembre dalle 10 alle 19.30, mentre in inverno solo su prenotazione.
Ingresso: intero 7€, ridotto 5€.
Museo del territorio
Questo museo insolito, si trova in un altro borgo romagnolo dell’entrorerra, Longiano.
All’interno di un ex asilo, raccoglie più di 7000 cimeli provenienti da tutta la Romagna. Fondato sulle donazioni di centinaia di cittadini, rappresenta una interessante testimonianza, di quella che era la vita quotidiana di queste terre sin dal ‘600 ad oggi.


Organizzato secondo lo schema dei mestieri – fabbro, falegname, muratore, contadino- e dei lavori delle donne – vita domestica, tessitura, cura dei figli – il Museo si sviluppa su due piani creando un percorso completo e coinvolgente attraverso il tempo dei nostri nonni.
Anche in questo caso, la differenza, la fa la guida, un signore un pò su con l’età, che, con amore e passione, accompagna nella visita.

Si possono trovare, quindi, ricordi della propria infanzia quali giochi, attrezzi da cucina, un vecchio bigliardino da oratorio, i mini assegni anni 70, sedie da barbiere, bigodini, ed anche oggetti poco conosciuti quale un vecchio mantice del’600, proveniente da una bottega da fabbro.
In ogni angolo, nelle sezioni dei vari mestieri, tantissimi esemplari unici e preziosi. È come andare a casa della nonna e rivivere quell’epoca.
Davvero un luogo magico e ricco di testimonianze. Degne di nota le didascalie dei cimeli, anche in dialetto romagnolo.


Il Museo del Territorio di Longiano è aperto sabato, domenica e festivi dalle ore 14,30 alle ore 18,30.
Museo del sale
La storia di Cervia, è strettamente legata alla storia della sua Salina, il cui inizio è databile nel periodo pre-romano. Questa si impegna tutt’ora a produrre sale dolce, un ingrediente di grande pregio.
La Salina di Cervia è la più piccola e la più a nord d’Italia, composta di 80 bacini circondati da un canale di 16 km. Dall’amore per questo prodotto quindi è nato il MUSA, il museo del sale della città di Cervia.

La nascita del museo è stata voluta da un ex salinaro, Agostino Finchi, con la volontà di non disperdere un patrimonio culturale così importante.
Negli anni ’80, si adopera insieme ad un gruppo di appassionati per il recupero di materiali legati alla storia della salina di Cervia quali attrezzi, documenti, e tutto quanto possa testimoniare il percorso storico dell’oro bianco di Romagna. Con il materiale raccolto, verso la fine degli anni ’80 viene allestita una mostra permanente, all’interno dei magazzini del sale, che testimonia l’attività dei salinari e la vita nella salina. Nel 1989 il gruppo di appassionati si costituisce in associazione culturale e nasce quindi il Gruppo Culturale Civiltà Salinara.



La mostra permanente della civiltà del sale viene riorganizzata nel 2004 in un museo che prende il nome di MUSA, cioè appunto Museo del Sale. Parte integrante del museo è la salina Camillone, l’antica salinetta salvata dalla trasformazione del ‘59.
È qui che in estate si organizzano giornate e attività che prendono il nome di “Salinaro per un giorno”, dove si può affiancare un addetto nella raccolta e nella lavorazione del prodotto.
Il museo è molto ben strutturato, con un sacco di pannelli esplicativi, nel centro storico di Cervia, accanto al canale. Tantissimi gli arnesi del mestiere e anche una vecchia Burchiella, l’imbarcazione piatta che serviva per il trasporto del sale fino agli anni ’60.

Inutile dirvi che la collezione di saliere da muro di varie forme e geometrie, mi ha fatto uscire di testa.
Visite singole: Estate. Dal 1 giugno al 15 settembre tutte le sere dalle 20.30 alle 24.00
Inverno. Dal 16 settembre al 31 maggio sabato, domenica e festivi dalle 14.30 alle 19.00
Ingresso: Intero 2€, Ridotto 1€
Museo delle conchiglie
Questo museo insolito è da visitare anche solo per la collocazione autentica. Si trova a Bellaria, nella sede di una torre saracena del XVII sec. Questa infatti venne edificata nel 1673, a scopo difensivo, contro le ruberie e le incursioni dei pirati.

Ai piani superiori dell’edificio è allestita la collezione malacologica, con reperti in parte provenienti dalla raccolta Desideri di Roma, acquistata dal Comune di Bellaria e ordinata dall’Istituto di Zoologia dell’Università di Bologna. Si tratta di una cospicua serie di conchiglie, molluschi, scheletri di organismi marini, madreporari, echinodermi, crostacei, corazze di tartarughe. I pezzi esposti, provenienti da ogni parte del mondo, costituiscono un notevole patrimonio naturale.



L’esposizione museale è un pò datata ma di grande fascino. Per salire e scendere attraverso i piani, ci sono delle scale a chiocciola abbastanza strette, ma è tutto spiegato in modo esauriente con la descrizione e il luogo di provenienza dei reperti.
Visite Singole: Estate, tutti i giorni, ore 20.30-23, inoltre il giovedì e il sabato ore 16.30-18.30. domenica chiuso. Ingresso libero
No Comments