Milano è conosciuta per il suo Duomo, la Madunina, la galleria Vittorio Emanuele; per i suoi musei ricchi di opere d’arte, le vie della moda, il castello Sforzesco, i navigli, la scala..poi c’è una Milano più nascosta, quella d’altri tempi, fatta di ville, palazzi e dimore storiche.
Io, che amo sviluppare percorsi tematici, ho improntato un itinerario insolito durante la mia ultima visita a Milano, appunto, seguendo il circuito delle case museo, situate in centro, tra la stazione centrale e piazza del Duomo.
Queste sono tutte accomunate dalla ricchezza dei loro arredi, dalle collezioni preziose che contengono e allora, perché perdersi queste meraviglie?
Indice articolo
Le case
- Casa Museo Boschi Di Stefano
- Villa Invernizzi
- Villa Necchi Campiglio
- Palazzo Sola Busca
- Museo Bagatti Valsecchi
- Museo Poldi Pezzoli

Casa Museo Boschi Di Stefano
La prima tappa, dopo essere uscita dalla stazione, camminando per 1 km circa, è stata appunto la Casa dei coniugi Boschi Di Stefano.
Da fuori sembra un palazzo anonimo, si entra dall’enorme cancello sito in via Giorgio Jan, 15 e ci si ritrova subito nel fresco atrio dove inizia la visita, inoltre è stato riaperto da poco, incluso nel percorso museale, il laboratorio di ceramica fondato nel 1962 da Marieda Di Stefano e diretto fino al 2011 da una cara amica di famiglia, consiglio pertanto di non perderlo.


E’ incredibile come tutto sia stato lasciato immacolato, dai grembiuli appesi alle pareti, con le maniche sporche di creta, ai pigmenti sui tavoli da lavoro; ci sono ancora dei biglietti attaccati ai muri della cucina che ricordano il laboratorio in attività e le norme di comportamento.

Dopo questo spazio si sale ai piani alti e suggerisco di prendere il vecchio ascensore di legno preservato benissimo per iniziare dal terzo piano a scendere.
Il palazzo è stato abitato dai coniugi fino al 1988 ma non avendo eredi, nel 1974 hanno scelto di donare tutte le opere, da loro radunate, al comune di Milano, ed è stato un bene!

Si parla di una collezione di oltre 2000 pezzi all’interno della quale figurano nomi noti del panorama artistico del ‘900 come Casorati, Fontana, De Pisis, De Chirico, Sironi, Vedova etc…Purtroppo, nella casa, ne sono esposte solamente 200, ma è incredibile quanto ne siano piene le pareti…la casa trasuda arte da tutti i suoi muri!

La Casa-Museo, come contenitore, è ugualmente interessante, collocata in una palazzina a quattro piani, all’inizio degli anni Trenta del Novecento, dove l’Architetto Piero Portaluppi si prese la briga di realizzarne gli interni, con arredi originali d’epoca.

Da questa visita, si evince che tutto è stato “sacrificato” all’arte e ogni ambiente ha perso la sua praticità a scapito delle opere, ovunque nella casa; gli artisti stessi tra l’altro frequentavano assiduamente il palazzo essendo amici dei coniugi che a mio avviso si possono definire due mecenati d’arte a pieno titolo poiché ogni momento della loro vita è stata dedicata a questa.
Villa Invernizzi
Proseguendo verso piazza del Duomo, e passati i giardini Indro Montanelli, si giunge alla seconda villa d’epoca, purtroppo non fruibile al suo interno, Villa Invernizzi.

Si tratta di un’oasi verde nella città con una particolarità, la villa milanese, che come vi dirà il nome era di proprietà dell’inventore del formaggino “Mio” Romeo Invernizzi, possiede un giardino immenso dove sorge una grande fontana abitata da due specie di fenicotteri rosa, entrambe nate in cattività.
Questa colonia di uccelli è stanziale nel parco della villa e non credo abbia intenzione di andarsene visto le coccole e le prelibatezze che gli vengono servite dal personale della Fondazione.
Qui circa 70 ricercatori si occupano di vari settori, dalla biologia alla medicina, dall’economia alle scienze alimentari.

Tra i fenicotteri ci sono alcuni esemplari davvero longevi che contano più di 25 anni e i proprietari appunto, non avendo eredi, come i coniugi Boschi Di Stefano, hanno realizzato questa oasi per loro, “obbligando” poi la Fondazione a tutelarli dopo la loro morte.
Lo stile della casa è ispirato al classicismo ed è piacevole passeggiare nella via dove sorge per ammirare lo stile liberty dei palazzi che vi si affacciano; ogni tanto a Milano bisognerebbe camminare con la testa alta per osservare la bellezza delle sue architetture.
Villa Necchi Campiglio
Ammetto, che se dovessi stilare una classifica delle case museo viste a Milano, questa la metterei al primo posto. Rappresentativa dello stile razionalista degli anni ’30 e progettata anch’essa dall’architetto Piero Portaluppi su incarico delle sorelle Gigina e Nedda Necchi.

Si narra che il sito venne scelto una sera, quando, le due donne, uscite da uno spettacolo alla Scala, nel nebbione più fitto, avevano perso le tracce dell’autista e, girovagando a piedi nei dintorni, si imbatterono in un’area ricca vegetazione.
Rampolle dell’alta borghesia dei Necchi, il cui padre fondò la famosa impresa delle macchine da cucire, Gigina sposò Angelo Campiglio ma “sposò” pure la sorella Nedda in pratica perché il trio visse insieme nella casa per tantissimi anni.

L’ingresso della casa è preceduto da una bellissima piscina, la prima privata a Milano di quell’epoca, la grande hall anticipa invece lo stile della casa, alta, accogliente dal pavimento in noce con inserti in palissandro, poi ancora la biblioteca che forse rispecchia più fedelmente lo stile dell’architetto, lo stucco del soffitto, le scansie ai muri.
La veranda, che ospita un bellissimo divano a “S” piuttosto attuale, possiede anche una scultura in bronzo di Adolfo Wildt “il puro folle”.
Proseguendo al piano terra si trovano poi lo studio, la sala da pranzo e il guardaroba arredato da un armadio a muro attribuito allo stesso Portaluppi.

Le porte scorrevoli, che separano gli ambienti, sono immense e non chiudono le zone ermeticamente, piuttosto creano uno spazio aperto e mai soffocante.
Salendo al piano di sopra si arriva al centro di un ambiente che presenta caratteristiche speculari a destra e a sinistra, abitato dalle due sorelle, una delle quali appunto con il marito.
Gli arredi anni ’40 riempiono le stanze; nel bagno di Nedda troviamo perfino un incisione di Chagall e un acquerello di De Pisis, che ricordano la passione per l’arte.

Infine, nella camera da letto della guardarobiera, come d’uso nelle case signorili dove una persona a capo del personale condivideva gli ambienti con i padroni di casa, troviamo comunque un arredamento di grande pregio, con rivestimenti in seta alle pareti e altri pezzi d’antiquariato unici. Inoltre qui si nota l’elemento che distingue il genio di Portaluppi, l’oblò usato come finestre nel bagno e nella camera armadio.

La visita dura circa un’oretta, a seconda della guida, sono tutti volontari del FAI e davvero molto appassionati nel condurvi egregiamente attraverso la casa. Oserei dire che più che un tour si tratta di un viaggio nel tempo tra opere d’arte e oggetti di vita quotidiana, dove si respirano ancora gli sfarzi della classe imprenditoriale di un tempo.
Palazzo Sola Busca
A pochi passi dalla Villa Necchi Campiglio, in via Serbelloni, consiglio di fermarsi al civico 10, ovvero davanti al palazzo Sola Busca o “Ca dell’ Oreggia“, in stile liberty ma con una caratteristica, appunto la scultura di un grosso orecchio di bronzo che fuoriesce dal muro vicino al portone d’ingresso.
Dotato di padiglione auricolare, piuttosto particolareggiato, l’orecchio, firmato dall’artista Adolfo Wildt, rappresentante dell’art nouveau, altro non è che un citofono! Avete letto bene, uno dei primi esemplari in uso a Milano, che ora ha perso la sua funzione.

L’ospite arrivava dinnanzi alla scultura e vi parlava dentro, dall’altra parte il portinaio riferiva ai padroni di casa il l’identità e il messaggio. Oggi si dice che se uno ci bisbiglia un desiderio dentro, poi si avvera…vediamo!
Museo Bagatti Valsecchi
Questa casa museo si trova nel cuore di Milano, all’interno del quadrilatero della moda, tra le due vie più famose per lo shopping, via della Spiga e via Montenapoleone.
Nella seconda metà dell’Ottocento i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi decisero di creare, nel vecchio palazzo di famiglia, un ambiente unico e sfarzoso. In stile rinascimentale, si ispirarono appunto ai palazzi signorili del ‘500 lombardo, arredandolo con opere d’arte prestigiose e strabilianti, a pochi passi dal centro.

All’ingresso sembra di essere catapultati direttamente in un’altra era, la luce filtra attraverso vetri colorati e i colori scuri degli arredi, della carta da parati, dei pavimenti creano subito un ambiente caldo e accogliente.
Lo scalone con ballatoio porta agli appartamenti dei due fratelli, la biblioteca, con due bellissimi globi del 1579, le camere dal letto, le stanze da bagno, la sala della stufa con vasca che fungeva anche da doccia, gli arazzi, gli oggetti originali e ricercati rimandano alla più alta raffinatezza ed eleganza.


Mentre per le case precedenti ci si avvale della disponibilità di guide, per fare il tour, per questa forniscono un’audio guida davvero ben fatta, per poter girare liberamente all’interno e soffermarsi quanto basta.
Poi si esce, strizzando gli occhi al sole alto e pieno di agosto e si ritorna alla Milano dei giorni nostri.
Una casa museo che merita assolutamente la visita, della durata di un’oretta e mezzo circa.

Museo Poldi Pezzoli
Visitare questo museo è come essere invitati nell’appartamento di un nobiluomo milanese del XIX sec: Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
Bellissimo l’ingresso con la fontana neo barocca che fa da base allo scalone antico, ma della casa originale è rimasto ben poco purtroppo, distrutta nei bombardamenti del ’43, poi restaurata.

Più che per gli arredi, il museo detiene una delle più ricche collezioni europee come la Dama del Pollaiolo ma anche dipinti di Botticelli, Mantegna, Piero della Francesca…forse per la quantità di opere è quello che impegna più tempo per la visita.
Nella Sala dei Vetri di Murano si trovano circa 200 oggetti dal XV al XIV sec, poi c’è la Sala degli ori, quella degli Orologi, la Sala Visconti, una galleria di Ritratti…da notare anche i pavimenti e le porte intagliate, insomma un allestimento d’atmosfera.

A pochi passi da quest’ultima dimora, c’è un’altra casa museo visitabile, quella del Manzoni, che vale la pena vedere, alla quale però legherei un altro itinerario tematico, dal Cimitero Monumentale passando per la Chiesa di San Fedele, che frequentava lo scrittore appunto.

Con questa rassegna di case museo ho trascorso una giornata nella Milano d’altri tempi, seguendo un itinerario insolito tra ville e dimore, ognuna con un suo stile, caratteristico delle persone che ci hanno abitato agli architetti coinvolti nella progettazione.
Per le quattro case visitabili, il comune di Milano ha realizzato una tessera cumulativa, che dura un anno e costa 20€..e, considerato che una è a ingresso gratuito e le altre tre hanno un costo rispettivamente di 10€, 10.50€ e 12€, si risparmia non poco.
2 Comments
Donatella
13 Ottobre 2021 at 20:46Bellissimo articolo veramente interessante
Nicoletta
14 Ottobre 2021 at 10:48Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto e spero sia anche utile. Ciaoooo