Nel centro storico di Forlì, si trova un palazzo che racchiude dei “mattoncini” speciali, quelli riprodotti nelle tele dei pittori più rilevanti del panorama artistico italiano del ‘900.
De Chirico, Depero, Vedova e altri nomi noti hanno trovato un posto fisso qui, nella collezione Verzocchi, il cui filo conduttore è appunto IL LAVORO.
IL PALAZZO
Palazzo Romagnoli, si trova nella parte più antica della città. Nel 1805, durante il governo francese a Forlì, si stabilì Lorenzo Romagnoli, un prefetto di Napoleone. Dopo di lui il Palazzo comunque rimase sempre in mano alla famiglia e ai rami di questa, ma nel 1965 venne venduto al Comune che lo cedette a sua volta all’Amministrazione Militare dove ci faceva visite per il reclutamento delle leve, quelli che chiamiamo “tre giorni”.

Nel 1995 tornò in mano al Comune di Forlì e iniziò il lungo lavoro di restauro che lo portò alle sembianze attuali. A lavori conclusi, si decise di destinarlo a “museo” dove vennero portate alcune delle collezioni del Novecento di proprietà comunale.
Degni di notta, gli affreschi e le decorazioni dei soffitti di ciascuna sala. Al primo piano, si attraversano i vari ambienti ognuno con una caratterizzazione stilistica.
LE COLLEZIONI
Al piano terra si trova la sezione espositiva dedicata alla Collezione Verzocchi, suddivisa tra le varie sale. Si è cercato di uniformare il percorso per evidenziare gli aspetti peculiari e quindi con una carrellata di dipinti che esaltano il tema del progetto.
Quando Verzocchi, nel 1961, consegnò alla Città di Forlì la sua preziosa collezione, lasciò anche un “corpus” di ben 1123 lettere che includono biglietti, telegrammi, cartoline, insomma tutto quello che ha permesso la nascita e la realizzazione di questa.

Un maestoso scalone accompagna il visitatore al primo piano. Qui si trovano un insieme di collezioni appartenenti al patrimonio museale del Novecento locale: Wildt, Morandi, La Grande Romagna.
Varcata la soglia del portone di legno, un grande salone viene sfruttato in occasione di manifestazioni, incontri, attività culturali e convegni.
GIUSEPPE VERZOCCHI A PALAZZO ROMAGNOLI
…sono nato povero e ho dovuto interrompere gli studi a diciotto anni per dedicarmi al lavoro. Ho lavorato con tenacia, amore e dedizione ed è per questo che ho invitato alcuni pittori italiani a trattare questo argomento nel loro linguaggio

Verzocchi nasce a Roma nel 1887 da una famiglia di origine forlivese e nel 1907 segue il padre a Genova, affiancandolo in una ditta importatrice di mattoni refrattari dall’Inghilterra.
Nel 1912 fonda la Verzocchi e De Romano con il cognato (da qui la sigla V & D caratteristica) e la sua capacità imprenditoriale si unisce ben presto ad un certo mecenatismo artistico.
Inizia a raccogliere le opere di 18 pittori, che inserisce nel suo catalogo di “promozione”, con lo scopo di raccontare la storia del mattone refrattario attraverso l’arte. Gli elogi degli intellettuali del periodo non tardarono ad arrivare..

Nel 1950 continuò nell’impresa, commissionando a 72 artisti un compito ben preciso: l’interpretazione del lavoro come valore.
Chiese loro di realizzare dei dipinti che ne incarnassero il significato più autentico e si concretizzò così una delle più grandi collezioni del panorama artistico italiano dell’immediato dopo guerra.

Con il suo intento ha dato uno stimolo agli artisti del tempo, “vestendoli” di ispirazione. La sua idea, consentì di alimentare la creatività artistica del suo tempo come campagna pubblicitaria per la propria industria.
Nonostante questo, alcuni artisti da lui chiamati a realizzare il progetto, non parteciparono e quindi non diedero il giusto contributo alla rassegna. Altri due “sbagliarono le misure delle tele”, che dovevano seguire degli standard precisi e quindi vennero esclusi.
Infine, lui stesso chiese ai “contributori” di riportare nelle loro opere un mattone sul quale era incisa la sigla VeD. Questo doveva apparire in secondo piano rispetto al soggetto rappresentato, perché Verzocchi non cercava pubblicità diretta per la sua industria, ma piuttosto voleva sottolineare la sua infinita riconoscenza verso il lavoro che lo ha reso “vivo” fino alla sua morte, avvenuta nel 1970.
Venne sepolto a Forlì, 9 anni dopo la donazione di questa collezione alla città.


IL TEMA
Il tema, o il minimo comune denominatore delle 70 opere, come già detto, è IL LAVORO, espresso in maniera molto personale dai singoli pittori.
Il percorso inizia nella prima sala a destra dopo l’ingresso, e prosegue in senso orario per poi terminare nell’ala sinistra, sempre al piano terra, con il materiale cartaceo e le corrispondenze che Verzocchi scambiò con gli artisti che parteciparono al progetto.


Dopo un breve video introduttivo, sulla vita dell’imprenditore, alle vostre spalle due teche, con i famosi mattoni refrattari siglati VeD.
Il colore salta subito all’occhio e allo stesso modo le forme geometriche futuristiche di Fortunato Depero in “Tornio e Telaio”, il mio preferito!! I soggetti creano due quadri in uno.
Due anche i simboli, quello di destra al tornio che rappresenta il lavoro pesante, marcato anche dal colore rosso fuoco con sfumature e quella di sinistra invece, una donna che sembra danzare davanti al suo telaio, rappresenta la leggerezza intrisa di magia.


Via via che si procede nelle sale, altri nomi altosonanti interpretarono con grande maestria il tema fino ad arrivare ad un De Chirico lontano dallo stile metafisico al quale lo associamo.
Inevitabile non notare, in ciascuna delle 70 opere, il mattoncino distintivo che lega gli artisti nell’intento finale di quella che appunto si chiamerà “Collezione Verzocchi” .

Verzocchi ci ha donato un patrimonio unico, legando artisti di diversi correnti a un proposito comune. Si potrebbe dire anche che fu un ottimo esperto di marketing del suo tempo.
I primi rapporti con gli artisti di questa collazione infatti risalgono al 1924, quando pubblicò un catalogo sui mattoni refrattari illustrato, dove comparvero già nomi importanti come De Carolis e Nizzoli e uguale nella campagna pubblicitaria promossa da lui stesso nel Corriere della Sera del 1948.

Consiglio assolutamente di visitare Palazzo Romagnoli a Forlì anche per ammirare la sede stessa, in un edificio storico restaurato. Sito nel complesso museale forlivese, a pochi passi dai Musei civici San Domenico dove ogni anno vengono organizzate mostre di grande calibro…dagli impressionisti all’Art Déco passando attraverso l’800 e il rinascimento.
Vengono fornite anche le audio guide ed il personale è ben disposto a illustrarvi il percorso espositivo.
Ingresso 5€ integrato con la pinacoteca antica che si trova a i musei San Domeico e 3€ solo per la sede del Romagnoli.
Palazzo Romagnoli si trova in via Albicini, 2 a Forlì. Se seguite i cartelli marroni dei musei civici, nel centro storico, lo troverete senza problemi.
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