Il sultanato dell’Oman è un paradiso per gli amanti degli acquisti.
È molto fiero delle proprie tradizioni e attento a preservare l’artigianato locale.
A questo, si aggiunge la ricchezza di alcune materie naturali ma anche la maestria nel lavorarle, per alimentare un commercio sempre vivo e mai monotono.
Nel corso dei secoli, gli omaniti, si sono tramandati abilità e produzioni che continuano ad arricchire mercati e suq, come quello di Mutrah a Muscat, di Nizwa o di Salalah nel Dhofar.
Nello stesso tempo persistono botteghe di antichi mestieri in giro per il paese, anche nei centri più “piccoli” come Bahla, Ibra, Sur.
Insomma, non vi annoierete a fare shopping in Oman e anzi, sarà un viaggio nel viaggio, attraverso terrecotte, profumi, tessuti, colori, odori, sapori.
Quindi, cosa comprare in Oman? Una carrellata di idee e spunti per i vostri acquisti.
Indice articolo
Kefiah e Kumma
Cos’è la Kefiah? Si tratta di un copricapo omanita chiamato anche mussar (ma ampiamente usato in generale nel mondo arabo) che viene indossato dagli uomini.

È il “turbante” nazionale, che avvolge la testa e che per una magia di incastri lascia cadere le punte ai lati e dietro. Per le occasioni speciali sono soliti usare kefiah o mussar di un certo pregio, di pashmina ricamati o in kashmir, ma possono essere anche di cotone.
Io ne ho comprati tantissimi da regalare, da usare come sciarpine qua in Italia o come uno desidera.
Sarà perché è stato il primo regalo che ho ricevuto quando ho messo piede in Oman, sarà perché io vivo di colore, ma la kefiah per me avrà sempre un posto di rilievo nel cuore.
Al di sotto di questa o portato anche singolarmente, la kumma è un altro copricapo omanita cilindrico, lavorato, con intricati dettagli. Nei vari suq, si trovano anche a prezzi davvero economici, a partire da 2.5 OMR (poco più di 5€). Mentre una Kumma realizzata a mano può partire anche da 60 OMR fino a 200 OMR.
Fu importato da Zanzibar, quando l’Oman iniziò ad esercitare il controllo anche in questa parte di Africa, nel XVII secolo.



Dunque è raro vedere un’omanita senza uno dei due. Diversi i negozi che vendono questi articoli nella capitale e così a Sur, a Nizwa e a Salalah.
Argento, oro e antichità
Una volta, per l’artigianato d’argento, nelle botteghe omanite, si fondevano i talleri di Maria Teresa d’Austria. Era una moneta coniata a partire dal 1741 che conteneva fino a 23 gr di argento ed era utilizzata per gli scambi commerciali. Così, per mancanza di miniere, si utilizzarono queste.
Oggi si trovano incastonate in monili, collane e cavigliere o ancora sfuse come monete. Nel suq di Mutrah, a Muscat, troverete alcuni negozi con cestoni colmi di argento e anche filigrane provenienti dall’India.
Sempre a Mutrah, un pò più defilato rispetto al circuito classico, si trova il suq dell’oro. Un vicolo con vetrine talmente accecanti che il vostro sguardo sarà catturato.




I gioielli, 24 carati, vengono venduti a peso.
Oltre all’oro, in quello che può essere chiamato il tempio degli acquisti in città, Mutrah custodisce alcuni dei negozi più vecchi che vendono oggetti di antiquariato.
Dalle caffettiere alle parure senza tempo, fino ai pugnali antichi oltre alle maschere provenienti dall’Asia centrale o dall’Africa.
Ci si perde dentro a questi scrigni, c’è talmente tanta roba ammassata che difficilmente si riesce ad avere anche solo una vaga idea di quello che hanno.
Io acquisterei tutto, sia da regalare ma anche come oggetti d’arredamento, da collocare in qualche angolo della casa.


Profumo
Gli abitanti del Golfo, gli arabi in generale, sono dei grandi consumatori di profumo e infatti un viaggio in Oman è anche un’emozione olfattiva, vi entrerà nelle narici e non andrà più via.
Si legge che ne usino in media un flacone ogni due mesi e che li scelgano raffinati e persistenti. Vedrete subito, nei centri commerciali, quanti negozi di profumi ci sono e così ai suq.
Migliaia di bottigliette dalle note esotiche.
Per le donne e per gli uomini, profumarsi è un rito sensuale.
Noterete allora che negli abiti degli uomini, il famoso dishdasha, sul collo pende una nappina, questa viene intrisa di profumo. Sono molto vanitosi gli omaniti.
Non a caso, proprio in Oman, non lontano dall’aeroporto di Muscat, si trova l’Amouage, ovvero la fabbrica di profumi più lussuosi al mondo oltre ad essere anche i più costosi.
Se volete farvi un giro virtuale e avere un’idea dei procedimenti oltre che della storia di questo nome, voluta dall’illuminato Sultan Qaboos, potete leggere il mio articolo su come visitare la fabbrica

Difficile trovare l’occasione sui profumi dell’Amouage, anzi, al duty free delle partenze in aeroporto, li troverete a prezzi un pò più bassi.
Sono profumi di prestigio, che dalla loro nascita vengono ancora realizzati artigianalmente uno ad uno con tanto amore ed esportati in tutto il mondo.
Di ogni linea fanno bagnoschiuma, saponette, creme corpo, dopo barba, deodoranti e profumatori per ambienti.
Sono creati con materie prime naturali che persistono per ore.


Datteri
Gli omaniti, sono conosciuti per la loro autorevole ospitalità, oserei dire che è uno dei popoli più gentili ed accoglienti che ho avuto il piacere di incontrare.
I datteri sono alla base della loro tradizione culinaria e culturale, tanto che in ogni ufficio, hotel, casa, negozio o struttura turistica, è la prima cosa che vi offriranno, insieme ad un bicchierino di caffè Qahwa.
L’Oman è costellato di palme da dattero, anche se nel vostro immaginario può essere brullo e desertico, ovunque vedrete oasi lussureggianti nutrite costantemente dal clima sempre assolato che producono quindi abbondanti quantità di datteri ogni anno.
Di questi succosi frutti, ricchi di vitamine, potassio e magnesio, in Oman ne esistono più di 250 tipologie, ciascuna con nomi anche difficili da ricordare come i Fardh, Khalas, Khunaizi, Naghal, diversi per contenuto zuccherino, stagionatura e quindi sapore.
La Mecca del dattero in Oman è sicuramente Nizwa, situata nella regione di Dakhiliyah. Qui si trova proprio il suq dei datteri (se volete potete leggere il mio articolo qui), un grande locale dove non vi sarà difficile uscire con almeno un pacchettino in mano.

Gli omaniti saranno ben contenti di consigliarvi nell’acquisto e potete scegliere di farveli impacchettare anche sottovuoto, per essere trasportati agevolmente in valigia.
Incenso ed incensieri
Ovviamente dimenticate l’odore di incenso delle nostre chiese e quindi allontanate qualsiasi accostamento negativo. In Oman è considerato oro dalla notte dei tempi, da quando appunto il paese alimentava i commerci fra Oriente e Occidente con questa resina oleosa.
La regione produttrice è il sud, il governatorato del Dhofar, dove cresce la Boswellia sacra, l’albero dal quale viene estratto.

Nel corso degli anni, l’incenso ha conosciuto diverse destinazioni d’uso, utilizzato dagli imbalsamatori dell’Antico Egitto sulle mummie a poi come disinfettante nei luoghi di assembramento, per scacciare i cattivi odori.

In Oman è una presenza quotidiana, oltre che motivo di orgoglio.
A Muscat, nel parco di Al-Riyam, si trova un gigantesco incensiere bianco che fa da sentinella sul porto, come simbolo nazionale appunto.
Nelle case è frequente sentirne l’odore che esce dalle finestre o dalle porte aperte, lo bruciano sopra a carboncini ardenti sia per profumare gli ambienti che per gli abiti.
Inoltre, ha molte proprietà terapeutiche come aiuto per la digestione o per lenire le infiammazioni più l’utilizzo pratico, per tenere lontane le zanzare.
Perché questo sia efficace però deve essere di ottima qualità.
L’Oman ne produce circa 7 mila tonnellate all’anno che finisce sia nei negozi che per l’importazione.
E’ talmente prezioso, che pure l’Unesco, riconoscendo la sua importanza millenaria, ha inserito quattro siti chiave del paese nella lista del patrimonio mondiale.




Inoltre, è proprio l’incenso l’ingrediente base dei profumi Amouage.
Ovunque troverete questo articolo (chiamato franchincenso), dunque nei suq, nei negozi, anche nei supermercati. Ovviamente a Salalah, capoluogo del Dhofar e centro di produzione del prodotto, si trova proprio il Suq al Luban (dall’arabo “latte” per via del suo aspetto al momento dell’estrazione dal tronco).
Ugualmente si vendono anche tanti brucia incensi di tutte le forme, colori e geometrie. Un acquisto perfetto e sempre molto gradito dal Sultanato dell’Oman.

Abaya, dishdasha e tessuti
Un altro acquisto originale e autentico, ricade nell’abbigliamento sia maschile che femminile.
La Dishdasha è la tunica lunga indossata dagli uomini, in genere è bianca per le occasioni più formali, ma può essere anche di altri colori, nel quotidiano.
Bellissimi quelli mattone o rosa antico, verde oliva e nocciola. Le maniche lunghe e larghe permettono un maggior ricircolo dell’aria e in genere, sul petto, si trova un taglio che percorre la lunghezza del busto o si ferma a metà, con bordi ricamati.
Il tocco di classe, è dato dalla nappina sul collo che serve per essere impregnata di profumo così da lasciare una scia odorosa al passaggio dell’uomo.
Sotto alla Dishdasha, gli omaniti indossano un wazar, ovvero una sorta di pareo sottile che può essere di diversi colori e fantasie, ma in genere è bianco e funge da abbigliamento intimo.


In Oman invece le donne possono indossare quella che si chiama Abaya assai diffusa nella penisola araba e che spesso cambia nome a seconda dei paesi. Lunga anche questa, ma scura, è un vestito sottile che parte dal collo e arriva alle caviglie, da indossare sopra al vestiario quotidiano. In casa non è abitudine tenerlo, ma si mette solo quando si esce dalla dimensione domestica.
Su questo le donne si possono “sbizzarrire”, nonostante il colore di base rimanga il nero anche se negli ultimi anni è diventato un capo d’abbigliamento di moda che contempla anche altri colori. Se ne possono trovare di decorati, con motivi sulle maniche o sul bordo. Particolari rossi, argento e oro. Infine l’abaya è accompagnata dall’hijab ovvero il velo che copre la testa.

Nessuna donna in Oman è obbligata a vestirsi in questo modo per motivi religiosi, piuttosto per convezioni di cultura e tradizioni, la scelta è personale e sicuramente la famiglia può condizionarla.
A Sur, nel suq dell donne, troverete tantissimi negozi che vendono le tuniche femminili ma anche tantissimi laboratori di tessuti in generale e scampoli.
Se siete creative e anche un pò sarte, con questi si possono realizzare tante cose, oltre agli abiti, borse, teli mare, tovaglie, lenzuoli, gonne, parei. Le stoffe provengono dall’India, dalla Cina e dal Pakistan e molte genti provenienti da questi paesi, in Oman, si sono dedicati al confezionamento e alla sartoria.




Pugnali cerimoniali
E’ il primo simbolo che vedrete una volta atterrati in Oman. Si trova sulle monete, sulla bandiera, sullo stemma e anche nella livrea della compagnia aerea ufficiale.
Il Khanjar, è il pugnale ricurvo tradizionale indossato dagli uomini dentro ad una fodera incastrata nella vita.
La sua storia si perde nella notte dei tempi, ancor prima dell’avvento dell’Islam. Il primo Khanjar viene regalato dal padre al figlio dopo i 14 anni ma è anche un dono di matrimonio particolarmente apprezzato.

Inizialmente era usato dalle tribù per uccidere e macellare animali, mentre oggi ha assunto una valenza cerimoniale e simbolica, soprattutto indossato nelle situazioni estremamente formali. E’ una sorta di status symbol esibito da personaggi che rivestono un ruolo centrale nella comunità, che hanno una certa posizione in cui si identificano, dai dirigenti pubblici ai membri della famiglia reale.
Anche se a primo impatto vi sembreranno tutti uguali, la manifattura è diversa a seconda delle regioni e delle zone di produzione. Cambiano le decorazioni, la curvatura, i manici e i materiali. Ovviamente più questi sono pregiati più sono costosi.
Un acquisto davvero autentico, un’opera d’arte, realizzata da artigiani locali e quindi costosissimo nella sua versione più pregiata. Un Khanjar di pregio, si può pagare anche fino a 1000 OMR anche in base ai materiali preziosi impiegati.

Prelibatezze
Per quanto riguarda il “gusto”, anche per questo l’Oman si rivelerà una grande sorpresa.
L’Halwa è il dolce tipico. Sembra una gelatina che prende la forma del contenitore nel quale è versata.
In arabo il suo nome vuol dire proprio “dolce” e direi che ne rivela già il sapore; è ricco di calorie e zuccheri. Basta dire che gli ingredienti principali sono il miele, il burro, l’acqua di rose, il cardamomo e le mandorle, oltre ad altre spezie.
A Nizwa, c’è un negozio specializzato che lo vende in bellissimi contenitori dalle varie forme, impreziositi da intagli, incisioni e disegni.


Oltre a questa tipicità, potreste considerare il miele al Franchincenso e lo sciroppo di datteri che trovate nei vari suq del paese.
Articoli marinari
Sur, ovvero la città più orientale della Penisola Arabica, è legata alla tradizione marinara. Negli anni d’oro, ovvero nel XVIII, da qui salpavano numerose imbarcazioni, chiamate dhow, per commerciare articoli con l’Oriente e l’Africa.
La fama dei falegnami di questa località è cosa nota. Lo si vede anche dalle ricche porte in legno massiccio nel quartiere di Al Ayjah ma anche dai cantieri navali che vivono tutt’ora grazie a questa abilità.
Lungo la laguna, diversi capannoni costruiscono ancora i dhow come una volta, a mano e con infinita dedizione. Si possono visitare per vedere gli artigiani all’opera e così i negozi che vendono piccoli modellini in tek o altri sul genere, dai timoni ai vascelli in scala con tanto di vele e particolari minuziosi.


Ceramica e terracotta
In tutto l’Oman, vedrete vasi di terracotta traforata, usate anche come decorazione da giardino. Nei vicoli di Bahla si possono visitare i laboratori artigianali dove vengono realizzate.
Questa cittadina infatti rimane il nucleo principale per la produzione con tecniche che vengono tramandate da secoli.
Utilizzate principalmente per acqua e nella versione più piccola, miele e sciroppo di datteri.



Il ricco patrimonio artigianale dell’Oman, è documentato e raccolto dall’Omani Craft Heritage Documentation Project, un programma realizzato per volere del sultano e l’UNESCO.
Ogni regione dell’Oman ha una propria storia che si realizza appunto in un artigianato specifico, quindi Bahla è famosa per la ceramica, Nizwa per i gioielli in argento, Sur per il legno e le barche.
Per chi volesse approfondire esistono due volumi esaurienti in materia che prendono il titolo di The Craft Heritage of Oman di Richardson e Dorr.
Un ultimo consiglio che mi preme darvi, è quello di non acquistare souvenir realizzati con parti di animali, come il carapace delle tartarughe o i denti degli squali.
Inoltre è severamente proibito portare a casa conchiglie e sabbia dalle spiagge. Questi appartengono al mare e a questo devono tornare dopo lunghi processi.
Purtroppo c’è ancora poca educazione verso l’ambiente che ci circonda e il turismo di massa contribuisce a depredare ecosistemi delicati.
6 Comments
Paola
21 Gennaio 2022 at 6:25Grazie!
Esplicita, sintetica e belle foto. Sono in Oman e attingerò dai tuoi suggerimenti.
Nicoletta
22 Gennaio 2022 at 6:31Ciao Paola! Grazie di cuore:) Se hai bisogno di altre info o consigli chiedi pure…mi trovi a Muscat nel caso.
Buon proseguimento e buon Oman!
Mauro
24 Aprile 2022 at 21:47Ciao io dal 7 maggio per due mesi sono salalah per lavoro come tecnico in una acciaieria . Cosa mi consigli
Nicoletta
24 Aprile 2022 at 22:25Ciao Mauro! Diciamo che la mia zona di pertinenza rimane il centro nord, ho però visitato il Dhofar e mi è piaciuto tantissimo. Capiterai nel periodo del Khareef ovvero quando tutto, a causa delle piogge, diventa verde e rigoglioso…a sud ovviamente non puoi che comprare sacchi e sacchi di incenso. è qui che si ricava e si esporta. Ovviamente un pernottamento al Rub Al Khali, il deserto di sabbia più grande del mondo è d’obbligo, se hai bisogno di contatti di guide locali, scrivimi una mail!
Selene
28 Febbraio 2023 at 11:21Cio Nicoletta
sarò a Salalah dal 23 al 29 marzo e dal 30-31 a Muscat.
Ho in ballo 2 escursioni con Omanexpert, una per Run al khali e l’altra per vedere unpo di est e ovest del dofhar. poi pensavo di prendere un’auto e visitare in autonomia il city centre, franchincenso ,Moschea …ma se hai suggerimenti validi ti ascolto molto volentieri. Non ho ancora idea invece su come meglio organizzare Muscat, arrivando nella mattinata del 30 e ripartendo per l’italia nel pomeriggio del 31 marzo. In più mi pare di capire che mi beccherò il Ramadam…confermi?
Nicoletta
1 Marzo 2023 at 7:44Ciao:) Dunque, in genere l’escursione al Rub Al Khali comprende sempre la visita/sosta all’oasi di Wadi Dawkah, che è quella del Franchincenso, perché rimane sulla strada…
Invece per quanto riguarda Salalah città, secondo me non ti conviene noleggiare un auto ma puoi scaricarti la app di Otaxi che è Uber in Oman e girare con questi, sono economici anche su lunghe distanze. Quindi puoi visitare il Suq, la moschea, il museo del franchincenso, che si trova vicino al sito archeologico di Al Baleed e infine camminare lungo la spiaggia pubblica di Al Haffah meravigliosa al tramonto, stop.
Per Muscat, dipende a che ora arrivi il 30 che è giovedì, perché se riuscivi potevi visitare la grande moschea che però chiude alle 11 e il venerdì è chiusa. Purtroppo sì, sarai qui in pieno Ramadan. Sempre di giovedì puoi andare a Muttrah e farti la passeggiata tra questa e la Old Town (trovi un mio articolo) quindi forti etc ma tardo pomeriggio quando riapre tutto e quindi puoi mangiare nei ristoranti che aprono.
Nel primo pomeriggio puoi visitare l’opera house ad esempio e il National Museum, mentre venerdì 31 che è tutto chiuso puoi passeggiare in Qurum e magari spendere altro tempo in spiaggia qui prima di ripartire.
Anche a Muscat puoi spostarti usando sempre Otaxi:)